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QUALE PSICOLOGO O COUNSELLOR SCEGLIERE?


La psicologia sembra essere un “mondo” che affascina molto, forse più che mai, visti i tempi di grandi cambiamenti tecnologici e le enormi possibilità e disponibilità di confronto, grazie, ad esempio, ai social ed in generale ad internet, con le diversità non solo culturali o intorno a grandi temi politici, economici, esistenziali… ma soprattutto del vivere il quotidiano, il privato.


Questa condizione generale può alimentare l’esigenza di avere strumenti che possono aumentare le capacità di dare significati prima dati (normati) a sufficienza dal buonsenso condiviso e dall’esperienza diretta (anziché osservata come può accedere sui social)? Io credo di sì e forse è per questo che sta aumentando sempre di più il “bisogno” di avere nozioni di psicologia sempre più diffuse tra le persone, ma quando parliamo di psicologia parliamo di una scienza complessa, con molti strumenti, metodi ed anime tutte nate ed evolute nel migliore dei modi per poter rispondere a domande e bisogni delle persone che riguardano le loro esistenze con il fine di renderle, possibilmente, più facili e soddisfacenti. L’argomento è quindi molto ampio, ma qui vorrei pormi un obiettivo di prima informazione, s’intende non esaustiva per compatibilità con le esigenze di un post. 


Direi quindi subito che la psicologia oggi è una scienza che, per come me l’hanno spiegata e insegnata i professori che ho avuto la fortuna di incontrare e i colleghi più anziani da cui ho potuto imparare molte soluzioni alle moltissime difficoltà della professione e le buone pratiche cliniche ma non solo, è fondamentale ed efficace grazie ai diversi orientamenti, teorie e metodi  che può e sa esprimere: tutti validi, tutti utili, tutti necessari perché orientati in maniera elettiva alle diverse forme della complessità dell’esistenza di tutti noi.  Ecco perché, qui, proverò a citare alcune anime della psicologia scusandomi in anticipo per l’impossibilità di farlo, ripeto, in modo approfondito (come meriterebbero tutti) e soprattutto se non sarò esaustivo nel nominarli tutti a causa della necessità di sintesi dovuta alla redazione, appunto, di un post. Come ultima attenzione sottolineo come mi sono premurato di attingere ad una pubblicazione del prof. G Colombo e della dr.ssa R. Casagrande nell’esposizione di quanto segue con l’intenzione di essere il più possibile puntuale nei contenuti.

Partirò quindi da questa citazione:

“Il problema del metodo è centrale in ogni scienza… in psicologia il problema è particolarmente sentito dato che il suo oggetto di studio è l’uomo, una realtà estremamente complessa e dinamica da poter essere perfettamente ingabbiata attraverso gli strumenti della metodologia scientifica.”

Ora inizierò una breve panoramica su alcuni modelli in psicologia (quelli del resto che fa il libro menzionato attingendo citazioni tra virgolette).


Il modello comportamentista il cui “retroterra filosofico e culturale… è da ricercarsi nell’empirismo inglese, nel materialismo francese e la sua preferenza per i modelli … positivismo, evoluzionismo e pragmatismo. I punti fondamentali di questo modello sono stati riassunti nel manifesto del comportamentismo pubblicato da J. Watson nel 1913”,  tra questi Watson esplicita come la psicologia sia una  scienza naturale , obiettiva e sperimentale, che l’oggetto è il comportamento umano, che lo scopo è “la previsione ed il controllo del comportamento”, che deve rifiutare l’introspezione come metodo d’indagine, non esiste differenza tra uomo e animale, queste sono le basi su cui la psicologia potrà offrire l’applicazione pratica delle sue acquisizioni. Koch descrive tre fasi del modello:

1.      Il comportamentismo classico con il rifiuto dell’introspezione

2.      Il neo – comportamentismo con gli importantissimi sperimentalisti che costruiscono le teorie dell’apprendimento

3.      Il neo – neo – comportamentismo in cui  l’apprendimento perde il ruolo centrale… si assiste ad una rilegittimazione dell’introspezione”

Il modello cognitivista “… l’organismo viene considerato come un elaboratore attivo di informazioni: opera delle scelte, utilizza strategie alternative, perviene a decisioni e verifica continuamente i propri progetti comportamentali e le condizioni oggettive esistenti autocorreggendosi eventualmente”.


Il modello relazionale sistemico in cui “L’attenzione si sposta dall’individuo al gruppo familiare ed il concetto di base è quello di “sistema” inteso come raggruppamento di elementi all’interno del quale la variazione di ogni membro esercita un’influenza sugli altri… una comunicazione disturbata (doppio legame o paradosso comunicativo) determinano l’insorgenza di disturbi psichici”.


Il modello umanistico – esistenziale – fenomenologico “… riunite quelle correnti psicologiche che pongono l’accento sulla personalità globale dell’essere umano sottolineando l’importanza della volontà e dell’esperienza individuale”. Per questo modello la motivazione è subordinata ad un bisogno fondamentale di crescita e di autonomia volta all’autorealizzazione e all’attuazione del proprio potenziale umano.

Il modello psicoanalitico - psicodinamico ha, tra i suoi assunti principali che: “le esperienze psicologiche si impiantano nel biologico; i comportamenti dell’uomo sono dettati da un “senso” che trova giustificazione nell’esistenza dell’inconscio e della rimozione; l’inconscio si esprime attraverso i sogni, lapsus, le dimenticanze; il sintomo funzionale è in relazione a conflitti rimossi. Viene costruita una teoria della mente  attraverso la conoscenza delle dinamiche dei pazienti”.


A questi, e tutti gli altri, purtroppo non citati qui, vorrei aggiunge però anche un’altra importante realtà: quella del counselling e del coaching.  Anche qui ci sono diverse correnti, metodi impostazioni che meriterebbero un approfondimento, ma che purtroppo non avrebbe comunque sufficiente spazio in un post.

Concludendo quindi, con la speranza di essere riuscito, almeno un po’ nel mio intento, ad aver contribuito a offrire una divulgazione di alcuni fondamenti della ricchezza e dell’importanza per tutti noi della disponibilità dei servizi e dei metodi della psicologia e del counselling, vorrei sottolineare come tutti siano importanti, utili e mio giudizio ed esperienze, di più: fondamentali nella vita di tutti noi.

Forse ora si profila ancora un dubbio: qual è il metodo, l’orientamento migliore?

Credo che l’unica, reale risposta non possa che essere quella che ogni metodo sia quello giusto, psicologico come del counselling e per questo, come dice il professor Nardone: “C’è spazio per tutti” perché, proprio per le loro specificità ognuno può essere di elezione a seconda della domanda, dei bisogni e delle necessità specifiche di ognuno di noi. Per questo e concludo, credo dovremmo poter accedere tutti a queste conoscenze e servizi oggi, diversamente che nel passato, in cui il bisogno di adeguarci ai cambiamenti richiede strumenti e metodi aggiuntivi, potenziati, rispetto al passato dove, per esempio, le variabili di spazio e tempo potevano permettere una gestazione dell’adattamento più lungo e quindi più efficace.


Come farlo? Con la fiducia e la serenità di poterci rivolgere a quello che magari sentiamo più affine per esempio o che ci viene consigliato sia una modello, ripeto, psicologico-psicoterapeutico o di counselling – coaching per essere più sereni, efficaci e resilienti.

In ultima battuta vorrei anche esplicitare qui pubblicamente come io abbia sempre creduto che tutti noi, io di certo, siamo “nani sulle spalle dei giganti” e che io sono grato a tutti i colleghi (psicologi-psicoterapeuti e medici-psichiatri) e professori più anziani di me (estendo anche ai professionisti del counselling e del coaching) da cui ho potuto e posso ancora non solo imparare sempre, ma anche ricevere lumen laboris (illuminazione per la professione) scusandomi se, in passato per irruenza di gioventù, posso essere sembrato anziché entusiasta (per il mio modo passionale giovanile) non rispettoso (quest’ultima mai nell’intezione).


bibliografia. Elementi di psicologia clinica, Giovanni Colombo, Raffaella Casagrande, Cleup

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