COME CREARSI IL NUOVO LAVORO: la rivoluzione spazio/temporale

Parto dal presupposto che il lavoro debba essere qualcosa di utile poi, che generi un prodotto o un servizio non importa, ma importa che risponda ad uno o più bisogni delle persone.
Detto questo credo sia facile immaginare che i lavori “pratici” verranno sempre di più gestiti dalla tecnologia: c’è già il frigo che ci fa la lista della spesa, l’app che ci gestisce le scadenze da pagare ecc… Ma il presente lavorativo e umano, non è solo mettere on- line il reale, è molto di più.
Per capirlo, la domanda che dobbiamo farci è:
“Nell’era dei social, qual è il bisogno fondamentale delle persone?”
Provo ad essere breve per non annoiarti troppo, ma la questione è interessante, lunga e forse non semplicissima, ma ti chiedo di ragionare un attimo con me per capirla.
Il modello industriale post fordista di cento anni fa, per esempio, è un modello sociale che ha drasticamente ridotto tempi e spazi e con quelli il modo di fare ed essere delle persone di quel tempo. Per capirci: gli orari e dove si lavora influenzano direttamente la vita sociale, il modo di pensare e di essere di ognuno di noi.
Così, se il lavoro in linea di massima si organizza in turni giornalieri da 8h spezzate di 4+4, con sabato e domenica liberi, nasceranno attività ad esempio di ristorazione per la pausa pranzo dei lavoratori, servizi di trasporto potenziati negli orari di spostamento casa-lavoro e le persone adatteranno le loro vite sulla base del tempo libero e dello spazio che il lavoro darà loro come: fare la spesa il sabato pomeriggio, sport la domenica mattina e pranzo in famiglia.

(Di seguito ti faccio degli esempi in grigetto per cercare di spiegarmi meglio, ma se avrai già capito e vorrai saltarli, leggi solo il testo in neretto).
In pratica, se Franco lavora come amministrativo presso la Soriel SPA (nome inventato) dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00 dal lunedì al venerdì a Trento, probabilmente organizzerà la sua vita su queste dimensioni per decidere dove comprarsi casa e come costruirsi una famiglia e cosa fare nella sua vita per realizzarsi. Così, se abitava a Falconara, magari deciderà di trasferirsi a Trento o lì vicino e cercherà di organizzarsi la vita privata sui tempi “liberi dalle ore lavorative” e proietterà un’immagine sociale di sé agli altri su queste dimensioni e quindi acquisterà una certa immagine sociale condivisa e riconosciuta da molti.
Cosa sto cercando di dirti? Che lo spazio e il tempo hanno un’azione normativa sulla vita di tutti noi e delle società e danno un’immagine, un’identità agli individui.
Immagina che la ditta di Franco da domani lo metta in smart working. Franco vedrà sciolti molti lacci spaziali legati al lavoro ed anche la gestione del tempo sarà diversa. In pratica potrebbe pensare di tornare a vivere a Falconara o comprarsi una bella villetta in montagna per esempio e siccome la notte magari si sente molto più tranquillo che di giorno, potrebbe decidere di lavorare dalle 22:00 alle 6:00 di mattina e fare tutto un dritto dallo studiolo di casa sua.
Ma finisce qui?
No, il discorso ha implicazioni su molte altre cose perché lo spazio ed il tempo sono le due dimensioni fondamentali per definire la propria identità.
La digitalizzazione rompe questo schema perchè non riorganizza più il tempo e lo spazio come è accaduto fin qui nella storia con il progresso e lo sviluppo della tecnica (discorso fordista di prima), li disintegra!
Con la digitalizzazione non esistono più né spazio, né tempo.
Posso lavorare da ovunque sul globo (persino da una barca in mezzo al mare) e posso persino gestire attività diverse quasi contemporaneamente (es. gestire la mail di un gruppo di lavoro, rispondere a whatsapp di un altro mentre sto scrivendo un report o un articolo, inserire dati al pc per un’altra cosa, rispondere al telefono per un’altra ancora…).
Questo definisce una miriade di novità che vanno da nuovi servizi (esattamente come è successo per la tavola calda che si era organizzata per rispondere al bisogno del pranzo dei dipendenti di un distretto lavorativo), a nuove formule di gestione dei modi che le persone avranno di accedere ai consumi (es. la spesa on line, food delivery), così i bisogni di relax per smaltire lo stress da sovraesposizione (es. sopportare lunghe file quotidiane per andare al lavoro, relazionarsi con colleghi, clienti, alzarsi presto…) magari si sostituiranno al bisogno di provare emozioni, avere a disposizione strumenti di ricerca e contatto con altre persone che prima si incontravano durante le attività quotidiane, cecare stimoli, confronti.
Quindi il lavoro si dovrà orientare verso questi nuovi bisogni sempre più orientati all’offrire opportunità di soddisfazione delle emozioni delle persone e della loro espressione.
Non trovi che si aprano enormi orizzonti su praterie vergini dove inventare nuovi lavori?
