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I libri che leggo e consiglio.
Le recensioni

Come vengono le idee?

Da dove viene il modo di pensare?

Come si acquista professionalità?

Anche leggendo.

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Qui vorrei condividere con te i libri che ho letto e che mi sono piaciuti o hanno contribuito a darmi professionalità. Per questo pensavo di fare una sezione di psicologia ed una invece divulgativa.

Nelle recensioni troverai quello che mi hanno lasciato e incima un mio link Amazon associato.

Se vorrai farmi sapere i tuoi commenti o scrivermi, ti lascio linkati i miei canali social e la mia e-mail sarò felice di riceverli e risponderti.

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E-MAIL: richardunterrichter@gmail.com

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Paulo Coelho

L’ALCHIMISTA

È un romanzo per sognatori?

Forse sì, ma la ricerca della propria autorealizzazione sempre e comunque individuale e conseguente alla propria autocoscienza per molti, come Maslow e la scuola rogersiana e me, sembra essere il senso della vita. Quale metafora migliore quindi del viaggio?

Nella letteratura romantica dell’Ottocento è di certo largamente usata, ma credo sia quantomai attuale a guardare i post, i real e video su Facebook, Instagram e Youtube.

Il protagonista qui è un ragazzo, un pastore di pecore e nel suo percorso incontrerà molti personaggi da cui non prenderà nulla, ma da cui potrà imparare molto di sé attraverso il confronto con l’altro. Ogni lettore potrà trovare quindi diversi spunti, risvegliare forse desideri velati di velleità e attraversando il deserto insieme al protagonista, potrà, forse, vedere anch’egli le piramidi e trovare così il suo tesoro.

È una recensione sintetica, lo vedo, ma credo sia il frutto di quello che ha dato a me questo libro quando lo lessi durante una mia bella vacanza. Il climax è leggero indicandoci come la serenità sia un unicum, un tutt’uno con la soddisfazione del bisogno fondamentale di libertà dell’essere umano che in fondo, dicevo, sembra essere su questo mondo per realizzare se stesso nelle sue diverse forme e unicità tra gli altri.

CITAZIONI

“Il ragazzo avanzò per due ore e mezzo nel deserto, tentando di ascoltare con attenzione quanto gli diceva il cuore. Era questo che gli avrebbe rivelato il punto esatto in cui il tesoro era Nascosto. – Dove sarà il tuo tesoro, lì si troverà anche il tuo cuore – aveva detto l’Alchimista”

“Il ragazzo si alzò con difficoltà e, una volta ancora, guardò le Piramidi. Queste gli sorrisero: e lui, con il cuore colmo di felicità, ricambiò il sorriso. Aveva trovato il tesoro. “

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EINSTEIN

COME IO VEDO IL MONDO. LA TEORIA DELLA RELATIVITÀ

Newton

Qui Einstein ci permette anche di confrontarci con alcune sue credenze, modi di intendere l’altro, la società, il mondo e che forse non ci aspetteremmo da un fisico. Lo fa affrontando temi importanti come quello della ricchezza, della felicità, il senso della vita persino. Arriva al lettore cosa ne pensa lui e questo può essere uno stimolo per confrontare, chiarire le nostre convinzioni oppure rivedere le nostre certezze riguardo i grandi temi tra cui il senso stesso dell’esistenza che, partendo da diversi spunti, ci dice partire ed arrivare agli altri in un sistema aperto di variabili dipendenti (noi, gli altri). Così possiamo trovare uno spunto di riflessione rispetto il senso e quindi l’importanza di conoscere noi stessi (il nostro temperamento, carattere, bisogni, credenze…) e riconoscere gli altri ( le diversità, le similitudini, il ruolo…). Così passa anche attraverso la religione di cui trova fondamento nel bisogno di sicurezza contro le paure. Affronta l’idea di morale e con essa: “Bisogna sempre tenere presente allo spirito questa verità se si vogliono comprendere i movimenti intellettuali e il loro sviluppo perché i sentimenti e le aspirazioni sono i motori di ogni sforzo e di ogni creazione umana, per quanto sublime possa apparire questa creazione”.  Da queste complessità (intese come ricchezza) cioè la vita e l’uomo, parte anche nel suo approccio alla spiegazione della teoria della relatività che è come un edificio, multilivello, fatto della relatività ristretta cui appartengono tutti i fenomeni fisici e quella generalizzata in cui si trova la gravitazione. Per gli appassionati si entra nel vivo, ci si confronta con la scienza e le sue teorie, quelle dure, quella che spiegano e dimostrano fenomeni secondo il metodo scientifico dell’osservazione e ripetibilità ovunque vengano guardati e da chiunque: al polo nord, come all’equatore o al polo sud, fino a quando non viene dimostrato il contrario. Così la teoria della relatività ristretta modifica la cinetica, ridefinendo le leggi sullo spazio ed il tempo, giungendo ad una nuova legge del moto per i punti materiali. Poi si entra in uno spazio altamente specialistico (sicuramente per me che di fisica ho le nozioni di un liceale) in cui Einstein spiega, formule nero su bianco, principi come quello di Hamilton in relazione con la teoria della relatività o la teoria newtoniana. Qui la lettura può essere più impegnativa nella comprensione e questo dipende dalle conoscenze soggettive. È un libro però che credo possa essere un valido consiglio di lettura per stimolarci, perché nelle sue parti anche asciutte, può dare insight e spunti davvero utili per confermare, comprendere e scoprire e poi, per € 3,92...

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Oscar Wilde
 
DE PROFUNDIS


Feltrinelli

È un libro? In realtà è una lunga lettera che Wilde scrive dal carcere a Lord Alfred Douglas, il suo ex amante, a causa del quale sconta una pena pesantissima. In questa condizione, tanto estrema, cresce e s’impone la vetta forse più alta di umanità descritta sul doppio versante: esplicito ed implicito dell’arte più profonda.

L’uomo, Wilde, che osserva se stesso in relazione con l’altro e ne coglie tutti i movimenti a cui è soggetto e quindi i significati reali delle sue percezioni, pensieri, delle sue decisioni e quindi azioni, percorre così una strada difficile ma spoglia da ogni rancore, sembra leggera, diventando impermeabile all’odio ed ogni sentimento oscuro.  Prende così senso la sua vita e con essa riesce a trovare pace. Così, mette il lettore nella stessa posizione, senza la pena della condanna carceraria. Si capisce allora che: “L’Odio… Si tratta di una malattia ereditaria” (scripsit) e per questo, per esempio, istruisce ognuno a prendersi cura di se stesso per non inquinare anche gli altri se non ci si cura.

Rivela, tra le altre, la legge di natura umana più pervasiva e distruttiva: l’ambivalenza. “Stanco delle altezze, nella ricerca di sensazioni nuove mi volsi deliberatamente alle bassezze.” Wilde c’indica come i bisogni riconosciuti prima e poi soddisfatti degli uomini e delle donne possono nutrire, mentre diversamente distruggono.   

Così illumina la realtà in cui tutti viviamo: il riconoscimento del dolore come esercizio necessario per l’anima felice e la bellezza come espressione dell’anima alta. “E’ così difficile mantenersi alle - altezze che l’anima è capace di conquistare*- “. Questo definisce bene come anche il dolore debba avere diritto d'asilo nelle nostre vite e perché non diventi dominante, non le inquini, deve essere visto, compreso, tollerato e solo così potrà essere superato e non ci inquinerà.

Questi sono solo alcuni passaggi per cui credo che il de profundis sia tra le vette più alte d’espressione d’umanità da cui possiamo apprendere vie e suggerimenti per vivere meglio.

Nel mio libro ho talmente tante citazioni segnate che alcune si sono imposte nella recensione. Sotto ne propongo, tre, ma sarebbero moltissime.

“… l’aurora dell’adolescenza con le sue tinte delicate, la sua luce pura e limpida, la sua gioia d’innocenza e di attesa.”

“… la sofferenza, per strano che questo possa sembrarti, è il mezzo per cui esistiamo, perché è l’unico mezzo per cui diventiamo coscienti di esistere; e il ricordo delle sofferenze del passato ci è necessario come garanzia e testimonianza della nostra identità ininterrotta.”

“… soltanto ciò che è nobile e nobilmente concepito, può servire da nutrimento all’Amore. Ma qualsiasi cosa serve di nutrimento

*Wordsworth

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Lisa Liotti

8 SECONDI

Il Saggiatore

La dr.ssa Lisa Liotti, giornalista, ho avuto il piacere di incontrarla ad una presentazione del suo libro a Trento.

Dall’incontro direi che l’intelligenza profonda di carattere vivace, veloce, brillante si ritrova anche in questo suo “ 8 secondi” che è un bell’esempio di lettura che mi ha stimolato domande, curiosità, proposto e nuove vie per intendere i fenomeni contemporanei. Sottolinea infatti quanto internet, i social, ed i devices siano integrati con il nostro modo di fare e pensare, in una chiave realista che prende quota da Ebbingaus (psicologo di fine XIX) studioso della memoria, accarezzando il principio filosofico dell’intraprendenza e via via sviluppando le sue osservazioni e rapporto con i social e il digitale in un valzer tra emozionale e realtà nuova. Cosa direbbe oggi lo psicologo e come la metteremmo quella speculazione della ratio che non è più coordinata per le cose della vita ma paradigma dell’acquisizione delle informazioni?  La velocità di Google supera i limiti del tempo e lo smartphone è una protesi cognitiva che fa sentire onniscienti abbattendo le barriere di spazio e tempo. Questo ci fa sentire potenti o inadeguati?

Ma infondo: chi se ne frega! La Liotti ci porta con sé nella quotidianità e così con lei al bar Greco siamo pronti a prendere spunto dai protagonisti del qui ed ora per vedere la complessità delle anime nel mondo ed invece i nuovi bisogni di condivisione inchiodano al realty di una scena chi ci circonda ed è come sentirsi soli. Ecco il rispecchiamento che potranno trovare tanti di noi quando la narratrice, disorientata, prende atto che l’emozione non è più motore di realtà significata, investita dal soggetto che la vive, ma espressione di uno stato.

Nel libro siamo accompagnati da una Virgilio che guarda e sente addosso, su di sé, tutte le ingerenze della tecnologia e dei social nel mondo, senza negarli se ne stupisce magari, ma li riconosce e vive nell’emotività né giusta né sbagliata, che hanno su di lei. Così le sembra strano che su Repubblica appaia l’immagine di una che risponde al cellulare durante una tac, ma così è.   

È un libro che narra l’ingerenza quotidiana non desiderata della tecnologia e implicitamente lo smarrimento dalla perdita di ogni possibilità di gestione del tempo e degli spazi e del sentire così l’inadeguatezza di non riuscire a stare dietro a tutto quello che ci arriva addosso.

Un’osservazione sul nostro mondo, sui bisogni introspettivi di alcuni e quelli invece di superficialità che occupano sempre più spazio, di umanità che si compenetrano ed altre che si condividono nella fenomenologia dell’essere qui, poi lì, poi là.

È un libro che consiglio perché credo ci faccia notare degli impliciti del nostro essere cittadini digitali che magari fuori da questi 8 secondi potremmo perderci e sarebbe un peccato.  

  

Citazioni:

“… a una transumanza di tavolo in tavolo alla ricerca di un po’ di quiete”

”Maryanne Wolf per esempio gli schemi sono il nostro ciuccio, il placebo con cui plachiamo gli stati di ansia e combattiamo la noia”

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Matteo Melchiorre
IL DUCA
Einaudi

E’ un libro ben strutturato, un romanzo con tutti i crismi: una storia fluida che si rivela in un percorso con alternanza narrativa e un’ottima tecnica.

La bellezza che ho scoperto in questo libro è la realtà, forse la denuncia, d’un’iniqua esperienza già vista e vissuta e poi romanzata d’invidia e cattiveria comune a cui però segue speranza.

Il protagonista, l’ultimo dei conti Cimamonti, abita la storia e vive condotto dalla cultura familiare che ha ereditato. Vive il suo essere nobile lontano dagli eccessi, dalle fantasie mistificate di alcuni che stravedono invece in lui un arrogante opportunista e immeritevole proprietario di “cose” che ha ereditato per diritto come chiunque altro. Ha un palazzo e una villa antichi. Che differenza c’è dalla casa in montagna o nel paese dei nonni di un altro? Ha un bosco, che differenza c’è con il campo di patate, di mele, d’uva…? Le malelingue e il pensiero distorto chiosano con maldicenze, ma è la risposta che l’autore sembra volerci farci formulare singolarmente che ci fa scoprire la realtà, mentre le verità sporche dei cattivi sono la colpa che deve scontare il protagonista.

Così Fastrèda è il capetto del villaggio autonominatosi che fa quello che è: un uomo invidioso e avido di denaro e proprietà, un tiranno che vive per avere potere sugli altri e così la sua personalità cola invischiando la vita del paese e gli abitanti condannati a respirare una paura invisibile, ma palpabile e sempre presente.

“Il male è negli occhi di chi guarda”. Così la saggezza popolare riassume bene il fenomeno della proiezione del mondo interno demoniaco e velenoso delle persone cattive che inquinano gli altri con la diffamazione e le maldicenze oltre che con la manipolazione.

 

Ecco perchè il conte Cimamonti viene subito inchiodato nel ruolo del Nemico del paese, il cattivo, quello che vuole comandare e sfruttare i paesani, ma chi diffama e vuole convincere gli altri parla di sé. E’ il Fastrèda infatti che non è solo il vicino di confine del bosco Cimamonti per cui ha degli interessi economici, ma anche quello che sente messo in pericolo il suo status di tiranno della valle basato sulle bugie e gli inganni e per questo ha il terrore che si svelino le sue menzogne. Ecco allora che è una storia in cui la cattiveria e la paura che si vive in questa valle prendono significato. Sì, perché il problema non è il conte Cimamonti, ma chiunque abbia o metta in pericolo l’equilibrio e l’interesse del Fastrèda e dei suoi satrapi.

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Così questa storia sembra spiegarci perché le persone cattive agiscono confondendo e manipolando gli altri e ci suggerisce di non lasciarci influenzare dai giudizi indotti perché dietro ci sono interessi nascosti e bisogni di comando e sopraffazione.

Sembra essere insomma una narrazione della nostra società contemporanea in cui: invidia, manipolazione, rabbia e paura sono nella percezione comune per colpa di alcuni mentre chi può liberarci viene denunciato come il nemico. Tuttavia è una storia di speranza.  

E’ un libro che consiglio perché scorre, perché fa rilassare, ma possiamo trovare anche spunti importanti per comprendere meglio il nostro mondo.

 

Essendo uno che sottolinea e arabesca i libri con appunti e note, vorrei condividere con te due citazioni che mi sono portato a casa ed ho scelto tra altre di questo di libro:

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“… che i peggiori disastri nascono dalle parole pronunciate di nascosto

L’odio è così. E’ un sentimento potente. Anzi: il più potente di tutti. Non ha mica ragioni precise. E’ una roba che uno ha dentro….”

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Sperando d’essere riuscito a passarti la qualità di questa lettura e credimi lo consiglio non da venditore, ma da lettore (qui non troverai mai un libro che non mi sia veramente piaciuto), in alto ti lascio il mio link affiliato Amazon per l’acquisto così puoi andarci con un click.

Se vuoi farmi sapere cosa ne pensi puoi scrivere via mail o mandarmi dei commenti sui social (linko i simboletti con i miei profili).

 

Ciao, buona lettura.

Richard Eugen Unterrichter

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Theophile Gautier

IL C
APITAN FRACASSA

BUR Rizzoli

 Questo è un romanzo che in realtà ho letto in un’edizione della Rizzoli datata maggio 1956 molti anni

 

 fa L’ho scoperto per caso tra mille e mille libri che abitavano la casa dei miei nonni e per questo mi piace pensare che mi abbia voluto trovare lui.

 

Per me è stato un romanzo di formazione, di quelli belli, di quelli che mi fanno immaginare, sognare, soffrire. persino. Come?

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Identificandomi con i personaggi positivi, che non si sacrificano per raggiungere un obiettivo, ma per promuovere la giustizia e aiutandomi, anche così, ad imparare a riconoscere meglio il bene dal male. Ho capito meglio così che il primo, il bene, è sempre coerente con la realtà e che è in questo modo che si realizza la serenità d’animo e che ci permette di conquistare la congruenza dell’essere umano..

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Questa storia insegna che nessuno può fare, pensare o parlare in modo diverso da quello che è e rende evidente l’altezza della nobiltà, quella vera, quella che promuove solo il bene nelle persone e nel mondo.

E’ la storia del barone di Sigognac che insieme ad una compagnia di attori, che gli chiede ricovero nel suo fatiscente maniero in una brutta notte, intraprende un viaggio da membro della compagnia per andare ad incontrare il re.

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Un’avventura in cui il nobiluomo, fingendosi attore, fa il personaggio che veste, ma come? Com’è lui: secondo “virtute e conoscenza” , direbbe Dante, risolvendo problemi e imprevisti alla compagnia, migliorando la loro vita durante tutto il viaggio e quando incontrerà qualcuno come il duca di Vallombrosa che non si comporterà certo da gentiluomo, lo batte perché il capitan Fracassa invece, in vesti logore, è il barone di Sigognac e come tale difende i deboli, aiuta chi ha bisogno e fa trionfare la giustizia.

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E’ anche una bella storia d’amore che nasce e cresce tra il protagonista e la bella attrice, Isabella, una storia che il barone, protegge persino da se stesso (le sue contingenti sfortune) e nutre fino alla fine.

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Sorprese e colpi di scena non mancano.

Una storia d'altri tempi?

No, un sogno ad occhi aperti che rimane nel cuore e ci dà i fondamenti per poterci poi costruire lenti utili aNo, un sogno ad occhi aperti che rimane nel cuore e ci dà i fondamenti per poterci poi costruire lenti utili a  vedere il mondo e gli altri in modo migliore e saper riconosce la bellezza che sta nella realtà delle relazioni autentiche.

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Jo consigliio a tutti, soprattutto alle ragazze ed ai ragazzi che qui possono trovare fiducia  e speranza nella vita  e negli altri.

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Come sempre se vuoi farmi sapere, dirmi se ti è piaciuto o per commenti, mi trovi sui miei social linkati e alla mia e-mail segnata nella presentazione di questa pagina.

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Citazioni

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"... nessuna tentazione upò nulla su di lei; nel Paradiso Terrestre non avrebbe dato retta neanche al serpente"

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"...lo sforzo violento aveva lacerato l'infantile involucro della crisalide in cui dormiva la giovinetta."

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libri di

psicologia

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A.Lis, A. Zennaro, F. Giovannini, C. Mazzeschi, V. Calvo

ORT

Object Relations Technique: una griglia di valutazione empirico-clinica

Raffaello Cortina Editore

Più che un libro questo è in senso stretto uno strumento per gli specialisti psicoterapeuti che, dopo un’attenta valutazione della struttura e del grado di funzionamento della persona che assistono possono usarlo per comprenderne in modo efficace aspetti della personalità. Differentemente dai proiettivi strutturali (Rorschach, TAT, Blacy…) l’ORT è definito “tematico” sia per la ragione che viene richiesta una storia, un tema, sia perché ha come scopo quello di rilevare problematiche e tematiche conflittuali, oltre che gli oggetti relazionali interni, per cui sarà importante essere correttamente prognostici rispetto le ingerenze funzionali dovute a possibili insight, rivelazioni o prese di coscienza della persona che potrebbero ingerire sull’omeostasi di chi abbiamo in carico. In generale è una batteria che può essere somministrata ad adolescenti e adulti.

Le colleghe o i colleghi che volessero utilizzare l’ORT vengono accompagnati nel libro in un percorso esaustivo (certo per specialisti) che va dall’assesment, alle consegne, fino alle griglie di codifica con le silhouette dei personaggi e dei dettagli presenti in ognuna delle 11 tavole dell’ORT. È per chi lo scopre forse anche rassicurante, oltre che sicuramente utile, poter disporre di esempi di protocolli per la loro interpretazione. Ce ne sono per il ventaglio che va, in ordine di presentazione libris: dal “protocollo del paziente adulto normale”, all’adolescente, nevrotico, psicotico, psicosomatico e borderline con i relativi fogli di scoring. Nelle appendici si trovano: l’analisi delle tipologie di subordinate, aspetti lessicali e tipologie verbali, disturbi nella struttura del racconto, tipologie di conflitti, temi affettivi con l’Affective Play Scale adattata per l’analisi dei protocolli ORT, la scala delle difese.

In finale, si trova anche il sistema di codifica dello strumento: con l’indicazione della percentuale di accordo di Kappa di Cohen, la significatività e correlazione intraclassi fra giudici.

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P. Howell – R. Jones

RELAZIONE DI COPPIA EFFICACE. Creare il rapporto desiderato.

La meridiana

Se la persona è una realtà, fortunatamente, complessa e in continua trasformazione con i suoi bisogni (consapevoli e non) la coppia è un mondo abitato da due persone. Il fascino della coppia non è però nella “sola” somma di due individualità che si incontrano, è molto di più: è sentimenti che si rivelano, crescono, nascono persino. È nella coppia autentica forse l’unica realtà in cui possiamo trovare davvero tutta la gamma dei sentimenti, belli e brutti e questa è la vera meraviglia: ci possono, davvero, stare tutti ed anche le angosce più profonde e spaventose, i limiti più marcati e gli errori più impensabili dei singoli possono essere superati e attraversati.

In questo libro, di orientamento rogersiano (la collana persone è curata dallo IACP e diretta da uno dei fondatori della teoria, Alberto Zucconi) in 213 pagine di cui quattro di bibliografia, si propongono al lettore dei punti fermi, dei pilastri li chiamano gli autori, che possono aiutare la coppia nelle sue dinamiche relazionali. Il primo è “stabilire obiettivi”. Averne di comuni per una coppia infatti è un modo per rinforzare il senso dello stare insieme, ma questo non vuol dire rinunciare all’individualità, ai propri, piuttosto realizzarli con la consapevolezza anche dell’altro. Continua con altri che a qualcuno potranno suonare come regole, oppure consigli, in ogni caso, per ognuno possono diventare degli alert circa la sua condizione nella coppia, ma anche sostegni pratici nella gestione delle dinamiche. Gli autori ne propongono ben 16 tra cui: evitare il biasimo, comprendere la natura del comportamento, rinunciare a rendere pan per focaccia, saper quando cedere, chiedere scusa e perdonare… Infine, quello che io ritengo più importante di tutti chiedere scusa e perdonare.

Nel libro si può anche cogliere, forse non sempre esplicitamente, l’importanza della propria autoconsapevolezza. Un esempio ne è il capitolo “Ridurre il vostro atteggiamento difensivo”. Qui troviamo la necessità del costrutto di coppia non come somma di uno più uno ma di elementi che influenzano e sono sempre influenzati da se stessi, dall’altro e quello che vive nella coppia. Per questo ogni partner avrà nella consapevolezza di sé, anche qui, quello che io chiamo “uno strumento” utilissimo.

 

CITAZIONI

“E’ d’aiuto lavorare sul divenire consapevoli dei vari modi in cui esprimiamo il nostro atteggiamento difensivo, così da poter cominciare ad osservarlo mentre ha luogo o subito dopo.”

“La consapevolezza dei vostri sentimenti di tristezza, dolore, paura, impotenza può aiutare a staccarvi dalle tendenze colpevolizzanti e permettervi di esprimere sentimenti che sono profondamente significativi.”

“L’assenza dell’autorivelazione congruente è la vulnerabilità – la disponibilità a mostrare i vostri veri pensieri e sentimenti e fidarsi che il vostro partner, alla fine, li terrà con cura. Comporta far sapere al vostro partner cosa vi succede, dove siete, cosa pensate, cosa sentite, di cosa avete bisogno.”

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Robert L. Leahy

SETTE MOSSE PER LIBERARSI DALL'ANSIA

Raffaello Cortina Editore

Il dr. Leahy, psicoterapeuta, con un approccio psicologico cognitivo- comportamentale, offre in questo libro un protocollo psicoterapeutico per controllare l’ansia. Sono oltre 350 pagine interessanti perché aiutano in un buon numero di casi nella gestione del sintomo ed io stesso lo utilizzo (integralmente o in parte) e consiglio per trattare persone con ipertensione, molto razionali e funzionamenti psicosomatici non strutturati.  Tra le luci che offre il dr. Leahy in questo libro, c’è quello di ricordare che l’ansia abbia comunque un’ontogenesi, un’origine, soggettiva e che sebbene sia qui focalizzata sui processi cognitivi, i pensieri e lo stile ideativo, comunque dà al lettore la sottolineatura dell’importanza dell’emotività. Uno dei passaggi importanti, sono molti, è quello poi del riconoscimento del tipo di inquietudine di cui possiamo soffrire: paura di essere giudicati, del verificarsi di una situazione, lasciare qualcosa, perdere il controllo… e arriva così a mostrare come l’arrovellarsi di cui soffre sia in realtà una difesa che il soggetto si costruisce per cercare di ridurre l’incertezza, la paura, ma che dura poco ed anzi, ne genera spesso delle altre perché non individua (come dico io) la realtà del sintomo, ma cerca una verità utile.  “Può darsi, infatti, che raccogliate le informazioni sbagliate, che non riusciate a concentrarvi sugli aspetti rilevanti e che vediate il pericolo ovunque, ancora prima di tastare il terreno.”

Offre poi anche delle scale di autovalutazione come la scala dell’intolleranza verso l’incertezza e il questionario sulle convinzioni personali offrendo un profilo dell’inquietudine di cui si soffre.

Ma quali sono le sette mosse che propone il dr. Leahy?

Stabilire quando serve preoccuparsi e quando no, accettare la realtà e impegnarsi per il cambiamento, mettere in discussione il vostro modo di pensare dominato dall’inquietudine, concentratevi sulla minaccia più profonda, trasformate “il fallimento” in opportunità, usate le vostre emozioni invece di preoccuparvene, assumete il controllo del tempo.

Forse è uno di quei libri che dovremmo avere tutti in casa, per utilizzarlo al bisogno.

 

CITAZIONI:

“La maggior parte delle persone inquiete nutre opinioni ambivalenti nei confronti della propria abitudine di preoccuparsi: - mi arrovello al punto di diventare matto- e – ho bisogno di preoccuparmi continuamente per essere pronto per ogni evenienza- “

“Di fatto, alcuni credono che accettare di provare un sentimento significhi dire che va bene così e che non ci si può fare nulla. Ma se non si accetta di provare un particolare sentimento, sarà difficile superarlo. Per esempio se siete arrabbiati con il vostro partner non riuscirete a fare molto per placare la rabbia almeno che prima non accettiate che è questo il sentimento che provate”.

 

“ Il problema di questa enfasi sulla razionalità a discapito dei sentimenti è che l’evoluzione ha fatto sì che gli esseri umani provassero emozioni e le usassero per comprendere i propri bisogni. Quanto più esigerete da voi stessi un comportamento razionale, tanto maggiore sarà la vostra frustrazione.”

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Paul Claude Racamier

I
IL GENIO DELLE ORIGINI – PSICOANALISI E PSICOSI

Raffaello Cortina Editore

È un libro difficile perché ha bisogno di solidissime basi teoriche psichiatriche e psicoterapiche (soprattutto dinamiche) oltre che una piena consapevolezza di sè, l'unico strumento che permette di riconoscere le proiezioni, quindi i transfert e i controtransfert, le interpretazioni dai giudizi,  per questo lo consiglio a colleghe e colleghi clinici esperti. Sono più di 400 pagine molto intense e per questo, avendolo già recensito, ma rifacendola ex novo, se qualcuno l’avesse già letta, probabilmente troverà argomenti anche diversi.

Racamier è, credo condiviso da tutti, uno dei fari più illuminanti della realtà umana e per questo della sua complessità. In questo libro si concentra sugli effetti del lutto originario irrisolto e delle gravi sofferenze che porta nelle strutture di personalità avvinte dai fantasmi familiari, dell’antiedipo che porta al narciso e l’incesto, il figurante predestinato  e il feticcio, la perversione e l’ambiguità (oltre al diniego) narcisistica.

Il testo offre la possibilità di comprendere e quindi poter diagnosticare e così proporre una terapia d’elezione funzionale alla risoluzione del caso, agiti altrimenti invisibili ed inspiegabili nella loro reale azione che verranno così non notati o a cui verranno associate verità false. Come il bambino statuina che non è una bambola, una cosa, ma una o più persone. È un caso citato da Racamier in cui in un bambino venivano inoculati spilli nel corpo, veniva riempito proprio fisicamente, dalla nonna, psicotica, provocandogli un dolore efferato, ma con l’accortezza di non ledere organi vitali per mantenerlo in vita per evitare il dolore della paura della perdita dell’amante malato: “… trasporto del male… privo di ogni mediazione simbolica e presimbolica, è messo dalla sua autrice al servizio dell’evitamento di una perdita, la perdita minacciosa dell’amante malato. Si tratta dunque di una manovra anti lutto…”.

Spiega poi come l’agito narcisistico colpisce “d’un sol colpo, sul soggetto e sul suo ambiente, con i tentativi di suicidio e tramite il dilemma”. Interessante però è l’evidenza, per niente scontata e invisibile a chi non sia autenticamente del mestiere che ci rivela Racamier, che ci sono anche i “suicidi per delega”. Una persona oscuramente depressa, invece di suicidarsi, suicida altre persone: non ha altro mezzo che ucciderle… non confondere con il suicidio collettivo…”. Ci ricorda e mostra bene come: “ nel quadro di  un movimento dalla natura essenzialmente narcisistica, la difesa anti lutto ricorre a due armi scelte: il diniego e la scissione. Verranno allora, immediatamente, la messa in atto e l’espulsione.” (n.a. ricordo che depresso non è un soggetto che cerca raccoglimento e che ci sono molte forme e questa che menziono è spesso funzionale all’elaborazione del lutto quindi positiva).

L’autore ci ricorda e rappresenta bene cos’è e come funziona l’identificazione proiettiva (di Melanie Klein poi ampliata da Rosenfeld, Bion, Meltzer), difesa “della posizione schizo-paranoide, e consiste nell’eiezione violenta di contenuti e fantasmi violenti all’interno dell’oggetto, dove sono strettamente tenuti sotto controllo”. A questa segue il controllo onnipotente dell’oggetto è una difesa massiccia di questa struttura di personalità che se diventa dominante indica una diagnosi di psicopatia o personalità antisociale (sinonimi). Più avanti tratta poi del controllo dell’oggetto (la persona vittima della identificazione proiettiva) mostrando come anche questa sia una difesa primitiva devastante per la vittima.

Un altro passaggio del libro che cito qui è la descrizione degli script delle personalità manipolative e perverse: la “strategia del cuculo”. Racamier prende ad esempio questo uccello e di come metta il suo uovo nel nido di un altro e lo faccia allevare da quest’ultimo come un parassita. “Depone l’uovo al momento giusto e a tutta velocità; nascosta nel fogliame aspetta che la femmina da imbrogliare lasci un istante il nido per sgranchirsi le ali, e allora corre, depone subito l’uovo, preleva al suo posto uno di quelli che ci sono già, per poi portarselo via e mangiarselo, e vola via… L’imbroglio è preciso…   nello stesso modo il nucleo perverso può prendere piede solo sotto l’aspetto del banale, dell’ordinario e dell’identico, e fare di tutto per passare a prima vista inavvertito, per confondersi nella folla. Così, e così soltanto, non sarà subito respinto: l’infiltrazione non inizia mai con un colpo di scena”.   

Questi citati, sono solo alcuni passaggi molto importanti per chi fa clinica individuale, di famiglia e sociale perché solo conoscendo anche queste realtà umane si può aiutare senza rischiare di colludere con la patologia o alimentarla o diventarne vittime sebbene non sia possibile scegliere di non esserne bersaglio.

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CITAZIONI

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" L'oggetto non sarà amato ma usato, inchiodato al suolo dai compiti che gli sono stati assegnati e carpiti; sfruttato, squalificato, non avrà più nulla di invidiabile visto che sarà stato - così crede il perverso - svuotato, superato e rifdotto al punto utile."

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"... il clinico si trova nell'inquietante situazione di doversi occupare di personaggi sgradevoli e più o meno apertamente periolosi, che non solo agiscono,  ma fanno agire."

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Alexander Lowen

IL NARCISISMO. L’IDENTITA’ RINNEGATA

Feltrinelli

Questo è un testo (circa 190 pagine) che reputo molto importante per chi voglia fare clinica psicoterapeutica, ma che, sebbene più approcciabile rispetto “Il genio delle origini” , debba sempre essere preso con consapevolezza d’essere uno strumento sofisticato. Così, per i colleghi clinici, lo suggerisco come coadiuvante a molta altra formazione (scientifica, culturale, umana e personale che richiede il nostro lavoro), mentre lo segnalo anche a chi volesse approcciarsi a questo stile di personalità più per avvicinarla che per indovinarne poi i sintomi o i segni perché non credo possa essere sufficiente essendoci proprio tra le caratteristiche di questa personalità la manipolazione e l’inganno.

Per questa recensione proporrò molte citazioni, virgolettate, di Lowen evidenziando così come stia semplicemente svolgendo il mio lavoro di clinico divulgatore e non certo di giudice o inquisitore.

Il sottotitolo illumina subito il focus centrale di questa struttura di personalità: “l’identità rinnegata”. Il nucleo centrale è infatti quello di: non avere un’identità e per questo combatte con tutte le forze chi invece l’ha perché verrà mosso da invidia cieca.

“Noi modelliamo la cultura secondo la nostra immagine e a nostra volta siamo modellati dalla cultura. Possiamo capire l’una senza capire l’altra? Può la psicologia ignorare la sociologia e viceversa?” Per il narcisista è strutturale perché più che vivere funziona mimetizzandosi all’ambiente. Aspirano ad avere il potere ed il controllo sugli altri per questo non è mai semplice distinguerli dagli psicopatici e per questo è particolarmente utile fare una diagnosi differenziale, caratterizzati dall’acting out (agiscono o fanno agire), mentono, imbrogliano, uccidono anche, senza dar segno di provare colpa o rimorso”.

Riguardo il fascino Lowen ci spiega come: “Un’immagine di sé come persona attraente e affascinante per l’altro sesso (N.A. e non) non è grandiosa se si possiedono davvero queste qualità”. Così, dire che un’attrice o un uomo affascinante siano narcisisti se piacciono agli altri significa non riconoscere il dato di realtà rischiando di cadere in proiezioni individuali di natura qui sì narcisistica, perchè non ci sarebbe divario tra l’immaginato e il sé (N.A. la fonomenologia)… il valore di un bell’aspetto, quando esprime il sentirsi bene nel proprio corpo. Questo benessere si manifesta nella brillantezza degli occhi, nel colorito vivo della pelle, in un’espressione del viso serena e piacevole e in un corpo che è vibrante, vitale e aggraziato nei movimenti. Chi non si sente bene nel proprio corpo può soltanto proiettare l’immagine di quello che ritiene dovrebbe essere  un bell’aspetto fisico. E più si concentra su queste immagini, più gli vengono a mancare le sensazioni e i sentimenti piacevoli”.

Nel libro sono riportati anche molti casi, come quello di Karen focalizzato sulla privazione d’amore di cui sono stati vittime infanti, Martha sulla seduzione e manipolazione.

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Joyce Mc Dougall

TEATRI DEL CORPO UN APPROCCIO PSICODINAMICO AI DISTURBI PSICOSOMATICI

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Raffaello Cortina

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Tema: i disturbi psicosomatici

A mio avviso, è un testo fondamentale per chi voglia anche solo comprendere, oltre che lavorare, con le sofferenze fisiche funzionali, ovvero con tutte quelle malattie del corpo che non hanno un’ontogenesi di natura organica.

E’ un libro importante e come tutti i testi non sufficiente per comprendere e curare il malessere o le malattie di una persona, ma che io ritengo assolutamente necessario conoscere per poterlo fare nei casi di psicosomatica.

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E’ un libro vecchiotto osserverà qualcuno, tuttavia se integrato con le ricerche successive e le pratiche dei terapeuti che si occupano con successo del trattamento e della cura dei disturbi che hanno a che fare con il corpo è a mio avviso un testo molto utile alla pratica clinica e terapeutica e alla comprensione del fenomeno.

E’ un libro che non parla solo della malattia del singolo, ma spiega come in una vita a due ci possano essere anche coppie psicosomatiche.

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Un primo insegnamento è che il corpo parla per noi quando non siamo in grado di dare significati, attenzione: reali, a quello che sentiamo e di cui abbiamo bisogno. Infatti è quando non c’è spazio d’espressione per la parola che viene usato il corpo.

Si scopre così come una manifestazione psicosomatica viene riconosciuta erroneamente come un’orticaria la cui causa era riconosciuta nel troppo grasso del latte di un tipo di vacche che una paziente beveva e davanti all’evidenza che, quando aveva bevuto in luoghi diversi non aveva quella “vergognosa bua”.

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Nel libro si scopre però che il corpo non è solo portatore di significati simbolici non altrimenti esprimibili, ma che ci possono essere incroci o comorbidità con l’isteria e che non sono solo alcuni tipi di mal di pancia o schiena, ma anche la stitichezza, la sterilità psicogena, l’impotenza sessuale e la frigidità, come l’asma… (l’elenco è lunghissimo)

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E’ importante questo libro, in breve, perché ci offre un panorama e soprattutto le basi per comprendere l’alfabeto dell’ordine presimbolico di cui sono espressione le patologie psicosomatiche e prepara alla comprensione del cortocircuito della rappresentazione attraverso la parola e quindi al benessere.

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Fa comprendere come la diagnosi e la cura siano nella difficile condizione del riconoscimento, dello smaltimento e della metabolizzazione dei significati dolorosi che i pazienti psicosomatici hanno, oltre all’accesso e al riconoscimento dei propri bisogni. Per questo la differenza la fanno la preparazione teorica e la capacità intuitiva del terapeuta unico verso strumento efficace di guarigione in tutto quello che è “psicoqualcosa”.

Dà poi le misure della necessità delle conoscenze e delle capacità che il terapeuta deve avere per poter generare, insieme al paziente, la guarigione.

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E’ un libro impegnativo, ma credo potrebbe tornare utile a tutti: a chi soffre di disturbi psicosomatici, chi abbia vicino persone con questi disturbi e di certo tutti i terapeuti che vogliano lavorare ed essere efficaci nella cura di questi pazienti.

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Posso dire che senza le nozioni di questo libro non sarei mai riuscito a costruirmi poi gli strumenti nel mio lavoro per curare le persone con questo tipo di disturbi. Certo, ribadisco, non basta, ma è a mio avviso fondamentale, di certo utilissimo.

Come sempre se vorrete contattarmi per commenti o altro, mi trovate sui social o potete scrivermi alla mia e-mail, sarò felice di rispondervi. (Li trovate in altro nella descrizione di questa pagina).

Grazie per la lettura.

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Citazioni

“… per l’analista è un teatro che i suoi analizzandi vogliono dividere con lui, un teatro in cui è invitato a impersonare parti diverse.” 

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Richard Eugen Unterrichter

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Daniel Goleman,

 

INTELLIGENZA EMOTIVA CHE COS'E' E PERCHE' PUO' RENDERCI FELICI

 

Rizzoli

Tra i libri di psicologia e psichiatria che ho letto e leggo, qui, vorrei condividere con te non tanto quelli un po’ noiosi e molto tecnici con le tabelle nosografiche, i cluster patognomonici, le costellazioni sintomatologiche ecc… ma quelli di integrazione ad esse, ma non meno importanti. Ho pensato quindi di proporre questo come primo testo e spiego subito il perché.

E’ un libro molto importante, che consiglierei sinceramente a tutti perché apre ad un concetto per nulla scontato nella nostra cultura occidentale e cioè che l’uomo, per essere efficace, produttivo e felice, ha bisogno di due tipi ben distinti di intelligenza: quella razionale, il Quoziente Intellettivo (Q.I.) e quella emotiva, l’Intelligenza Emotiva (I.E.).

In questo libro si mettono le basi della comprensione di molti fenomeni che sono alla base dei brutti sentimenti, azioni e situazioni, che provano le persone nella vita quotidiana come l’infelicità, l’impotenza, la rabbia, la paura, l’invidia, ma apre anche alla possibilità di accettare che il comportamento dell’essere umano va al di là della azione-reazione e che il pensiero non è il solo risultato del cervello, ma anche, soprattutto direi, del sentimento. 

Così Goleman ci apre a nuovi concetti che ci danno le basi, su cui poggerà altro, per costruirci poi le  lenti per vedere la realtà ed essere così efficaci e felici nella vita e rendere anche gli altri tali.

Così ci ricorda cosa siano le emozioni e cioè gli impulsi a reagire e per questo viene dal latino “e moveo” (muovere da) ecco quindi che già con questo piccolo spunto credo tu abbia intuito quanto sia utile riuscire a sentire e comprendere le emozioni reali che proviamo, perché in esse si trovano i significati delle cose che facciamo e quindi i bisogni che abbiamo. Insomma, se uno ci dice qualcosa e noi proviamo imbarazzo, risponderemo (faremo) in un modo, se invece sentiremo rispetto risponderemo in un altro e così via. Nota: questo vale anche per i pensieri ecco perché parla di due menti: quella razionale e quella emozionale.

Nel libro si parla anche di come l’uomo contemporaneo abbia sviluppato, biologicamente, l’aggiunta della neocorteccia e le connessioni con il sistema limbico e che in generale, questa evoluzione che ha a che fare proprio con l’universo emotivo, ha reso l’uomo più efficace proprio come nell’esempio che porta ricordandoci che un coniglio e una scimmia rhesus rispondono in modo differente alla paura, così un uomo primitivo risponderà in modo diverso rispetto ad uno civilizzato. Grazie all’intelligenza emotiva quindi, tanto più utile quanto il sistema sociale e la complessità aumentano, è essenziale per trovare strategie di soluzione alle situazioni della vita in cui viviamo. Per i più concreti c’è quindi anche ampia dimostrazione biologica a questa teoria.

Rispetto i due tipi di intelligenza ci apre alla conoscenza che persone istruite o con un alto Q.I. possono cadere nelle secche delle emozioni come la capacità a superare le frustrazioni o ricercare il piacere a tutti i costi e questo perché l’intelligenza cognitiva è diversa e serve ad altro.

Del resto il concetto di intelligenza multipla Goleman non è il solo a riconoscerla (Gardner ne riconosce ben venti diverse).

Il libro è davvero interessante e qui vorrei darti solo altri pochi spunti, ma ti invito a leggerlo perché potrai trovare, forse non tutte le risposte alle tue domande, ma credo materiale interessante di certo.

Per esempio: a che serve essere consapevoli delle emozioni che proviamo? Goleman dice a non esserne schiavi e quindi non essere manipolabili.

Poi parla di empatia, concetto molto spesso abusato e non compreso. Su cosa si basa? Sull’autoconsapevolezza quindi sul riconoscimento delle proprie e altrui emozioni (n.a. e sentimenti). Questa è la risposta breve, ma in realtà si basa su molti motivi, studi, ricerche ed esperimenti come quelli di Rosenthal, test come il Pons (Profile od Nonverbal Sensitivity). Così troverai i rudimenti di come si sviluppa l’empatia, l’effetto che ha sui bambini e le persone, sulla neurologia, la correlazione con l’etica (cioè il modo di fare che abbiamo). Accenna anche agli effetti di mancanza d’empatia e così parla del molestatore e del sociopatico. C’è tanta roba interessante insomma per capire molti comportamenti cui assistiamo tutti i giorni.

Si possono trovare anche spunti per comprendere meglio i trattamenti dei traumi e altre forme patologiche.

Ti assicuro che trovi molto altro su cosa servono le emozioni e come funzioniamo noi esseri umani. Per questo credo sia uno dei testi fondamentali della psicologia.

Lasciarti due sole citazioni, credimi, è difficile, ma questa è la regola che mi sono messo così ti propongo queste:

 

“… l’intelligenza accademica non offre pressochè alcuna preparazione per superare i travagli che la vita porta con sé”  

“… è proprio nei momenti in cui le passioni sono più intense o quando una crisi incombe su di noi, che le inclinazioni primitive dei centri del sistema limbico assumono un ruolo preponderante. In quei momenti, le inclinazioni che il cervello emozionale ha ripetutamente appreso diventeranno, nel bene o nel male, dominanti.”

 

Buona lettura

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Susan David,

AGILITA’ EMOTIVA. NON RESTARE BLOCCATO, ACCOGLI IL CAMBIAMENTO E PROSPERA NELLA VITA E NEL LAVORO.

Giunti

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Dopo il libro “L’intelligenza emotiva di Goleman” mi viene da suggerirvi questo testo, divulgativo, ma che credo possa aiutare a inquadrare l’importanza e l’utilità di avere delle intelligenze emotive sviluppate. Il principio di base è molto semplice: siamo esseri sociali. I motivi sono tanti  vanno per i più pragmatici da vantaggi pratici (il gruppo garantisce protezione, specializzazioni…) per quelli un po’ più sofisticati diciamo che è la base per un’esistenza individuale piena, completa e soddisfacente oltre che utile. I perché e per come stanno però in molti motivi che troviamo nelle leggi di natura circa il temperamento e il carattere dell’uomo (che ricordo sempre essere due cose diverse e che formano la personalità individuale).

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Prima cosa che ci si porta a casa da questo libro è che la famosa resilienza umana, necessaria per sopravvivere ai cambiamenti è un’abilità che passa dalla autoconsapevolezza delle proprie emozioni. Come dire: per avere idee nuove e visioni per il futuro si deve essere a contatto con le emozioni i pensieri poi verranno da sè. Quindi: da dove vengono le idee? Dalle emozioni e dai sentimenti.

Nei capitoli scopriamo che il nostro modo di generare senso può essere una trappola se viziato, ottuso oppure rivelatore della realtà a seconda delle abilità di comprensione che abbiamo delle emozioni. A questo proposito si cita l’economista Thorstein Veblen che definì “l’incapacità addestrata” quella degli esperti a saper prendere in considerazione il contesto per dare soluzione ai problemi. Indica alcune trappole più comuni: la mente scimmia, quando si ingigantiscono le cose e si immaginano gli scenari peggiori; idee vecchie e superate (oh, lo dice il libro, non io, ok?) quello che era funzionale tempo fa potrebbe non esserlo ora o diventare addirittura disfunzionale (voler avere ragione a tutti i costi).

Poi spiega come liberarsi dalle trappole e il mezzo è quello delle competenze emotive.

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Così, io che sono creativo direi: “Mens sana in corde sano” “Mente sana in cuore/sentimento sano”. Dà alcune idee di come fare e che sono la consapevolezza e l’accettazione di sé alla fine  quelle che fanno una donna ed un uomo persone libere, efficaci e felici.

Per poter riconoscere le proprie emozioni il libro parte dagli archetipi di Campbell e Jung, passa per i Babadook e dice che la via per superarli è lasciarli andare. Come? La via più rapida è farsi aiutare da chi ha già questi strumenti, ma dà delle tecniche come lasciar andare (idee e emozioni), cogliendone le contraddizioni, facendosi una risata, smascherando pensieri ed emozioni.

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Per andare avanti poi dice che bisogna modificare via via le nostre credenze come le nostre motivazioni.

Poi parla dell’agilità emotiva sul lavoro, delle trappole di gruppo, come l’errore di corrispondenza secondo cui il comportamento altrui dipenderebbe da tratti fissi di personalità come l’ipocrisia o l’avversione al rischio. Dell’importanza nel riconoscimento delle emozioni presenti nel contesto lavorativo. Si vivrebbe infatti il contagio emotivo x cui diffondendosi in una organizzazione contribuisce a definire la cultura di quel luogo di lavoro.  Poi accenna anche alle motivazioni al lavoro che non è solo quello di avere un ruolo.

Ma se è così importante essere agili emotivamente, come si crescono bambini con queste abilità? Si affronta questa domanda nel capitolo 10 e tra i modi c’è il dare l’esempio, sapere come pensare e non cosa pensare e il gran finale: allevare dei figli che sappiano amare.

 

 

Citazioni

“Non importa quanto le persone siano intelligenti o creative, o che tipo di personalità abbiano, ciò che determina quanto successo avranno dipende da come navigano  nel loro mondo interiore.”

“quando riusciamo ad abbandonare i pensieri e le emozioni distruttive, cresce in noi l’attenzione e la comprensione delle scelte da intraprendere. Ritorniamo liberi di scegliere in linea con i nostri valori.”  

“Soltanto una o due generazioni fa, la società era in grado di definire con una certa nettezza quali fossero le “attività maschili” e quali le “attività femminili”. Ora, potreste prendere un pugno sul naso qualora riproponeste  tale rigida distinzione.”

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Carl R. Rogers,

TERAPIA CENTRATA SUL CLIENTE.

Giunti

400 pagine in cui puoi trovare le basi della tecnica rogersiana.

E’ un altro libro che è stato decisamente fondamentale per la mia formazione di psicoterapeuta e dà moltissime soddisfazioni e nozioni di base per chiunque voglia lavorare o approcciarsi al mondo della psicologia.

L’introduzione è del dr. Alberto Zucconi che tra i membri che hanno studiato e sviluppato il modello rogersiano che per questo ti consiglio di leggere attentamente.

Anche questo è un testo fondamentale per chi voglia fare psico qualcosa, credo possa essere suggerito anche ai counsellor di questo approccio, tuttavia, lo dico sempre, non è un manuale di istruzioni, per questo, sebbene sia fondamentale per la pratica di chi voglia usare questa tecnica, non può essere considerato esaustivo, ma come sempre, nei testi che consiglio, necessario.

Una delle prime cose che il libro spiega è come la visione di uomo sia evolutiva, per cui la persona sarebbe in continua crescita personale e trasformazione di sé.

Un altro punto fondamentale è quello per cui la persona o se vuoi il paziente, è un elemento attivo che certo, deve essere attivato, dalla professionalità e abilità del terapeuta che nella relazione terapeutica costruisce gli additivi necessari per far usare all’assistito le sue abilità.

Per questo un punto fondamentale che insegna è l’accettazione delle capacità da parte del terapeuta delle abilità del paziente anche se al momento bloccate o inibite.

Spiega poi come la disposizione empatica, quindi la capacità del terapeuta a metterla nella relazione terapeutica sia uno degli elementi fondamentali. Detta come al bar: non è mettersi nei panni dell’altro, ma sentire, condividere, capire, integrare, dare significato e restituire nella maniera utile i significati del mondo emozionale della persona. L’empatia non è solo il mettersi nei panni dell’altro.

Spiega come il terapeuta non sia, anche se le aspettative del cliente possono essere quelle, chi gli darà i consigli, né quello che scannerizzerà il suo inconscio e spiega come il terapeuta debba saper riconoscere e gestire le reazioni ed i movimenti interni.

Ci parla anche del transfert in questo tipo di relazione come funziona e a cosa servve anche nell’ottica della formulazione della diagnosi funzionale.

Ci troviamo anche come sia utile e applicabile al lavoro di formazione degli studenti riportando gli effetti del modello d’insegnamento rogersiano.

Rispetto alla formazione dà informazioni preziose sul come e cosa fare con anche la valutazione oggettiva degli effetti dei corsi.

Infine c’è la teoria della personalità e del comportamento in cui la visione dell’uomo è quella di un sistema aperto in cui si riconoscono la personalità globale, l’esperienza vissuta, la struttura del sé.

 

Citazioni

“… ogni uomo deve trovare dentro di sé delle soluzioni per le quali, in passato, era la società ad assumersi la responsabilità”

 

“… in termini generali, la terapia è un processo di apprendimento. Mowrer ha efficacemente contribuito a puntualizzarlo, come del resto hanno fatto altri autori. Il cliente apprende nuovi aspetti di se stesso, nuovi modi di mettersi in relazione con gli altri, nuovi modi di comportarsi.”

Spero che possa esserti stata utile questa veloce recensione, ma se avessi commenti, domande o volessi condividere con me idee o altro come sempre sai come farlo e che ne sarò contento.

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Buona lettura

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David J. Miklowitz

IL DISTURBO BIPOLARE, UNA GUIDA PER LA SOPRAVVIVENZA.

Giovanni Fioriti editore

Penso sia un libro che sicuramente può essere di utile come complemento ad una presa in carico di disturbi bipolari, per questo lo consiglio a colleghi psicologi e psichiatri. Soprattutto per la sua semplicità mi sembra una lettura importante anche per le persone che soffrono di questo disturbo e familiari perchè potranno trovare spunti e consigli per il loro benessere.   Sì, perché oltre alle terapie farmacologiche e psicoterapiche, si rivela particolarmente utile anche la conoscenza da parte del portatore e familiari del disturbo a partire dalla consapevolezza che la variabilità clinica è davvero importante: ci sono persone che possono soffrirne in relazione a momenti particolari e circoscritti nel tempo altri che hanno una frequenza continua di ricoveri per tutta la vita, l’ingerenza dello stress e dell’ambiente sulla sintomatologia.

 Un’altra cosa per esempio importante da sapere è che non si tratta di un disturbo psichiatrico, bensì neurologico sebbene sia trattato per competenza dalla psichiatria con farmaci e terapie psicoterapiche di tipo self -management che permettono di evitare ricadute, prevenire eventi ambientali scatenanti le crisi, gestire i breack down.

Come sottolinea bene questo libro però è che, soprattutto per quella parte di popolazione bipolare che si avvicina al secondo caso, imparare a riconoscere i momenti che condizionano i loro umori è determinante per il loro benessere perché mette nelle condizioni le persone di costruire delle strategie che minimizzano le difficoltà causate dal disturbo bipolare.

Fondamentalmente è piuttosto comune la conoscenza che si tratti di uno stato umorale altalenante tra stato di iperattivazione (stati maniacali) e forte rallentamento psico-motorio (stati depressivi). Durante gli stadi della mania l’umore è espanso, euforico, diminuiscono il bisogno di sonno, l’umore è irritabile, grandiosità e affollamento di idee; in quelli depressivi la persona diventa triste, perde interessi nelle cose, appetito, peso, si sente colpevole, spesso presenta idee di suicidio.

Un’altra cosa importante è sapere come le persone affette da disturbo bipolare sono anche ad alto rischio per quanto riguarda abuso di sostanze (alcol e altro), fisico e di suicidio, che c’è una grande variabilità da persona a persona.

Si evidenziano così cambiamenti nel modo di pensare e di fare.

Il libro offre anche una descrizione utile sulle aspettative del processo diagnostico e una carrellata casistica clinica con descrizione del caso e descrizione della terapia di intervento.

Oltre a tabelle diagnostiche offre anche al lettore la possibilità di vedere come anche in questo ambito della clinica (della psiche) non sia immediata la diagnosi e di come sia possibile sbagliarsi con altri disturbi se non si sta bene attenti. Così elenca i disturbi psichiatrici spesso confusi con quello bipolare tra cui cita: disturbo di personalità borderline, ADHD disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, disturbo ciclotimico, schizofrenia e disturbo schizoaffettivo, disturbo dell’umore indotto da sostanze, disturbo depressivo maggiore ricorrente.  

La pervasività di questo disturbo poi viene affrontato anche sotto il profilo delle terapie che aiutano la persona a non confondere sintomi del disturbo con caratteristiche della sua personalità offrendogli così un’autostima più resiliente.

Nella seconda parte sono approfonditi cause e trattamenti così si pone il focus sugli effetti della vulnerabilità e stress, il ruolo della genetica, l’ereditarietà, la vulnerabilità biologica.

Nel capitolo 6 approfondisce come medicine e psicoterapia possono aiutare chi soffre di disturbo bipolare spiegando cosa sono gli stabilizzatori dell’umore, dando delucidazioni sul litio, il valproato di sodio, carbamazepina, antidepressivi, benzodiazepine e altri.

Descrive anche altre terapie come la elettroconvulsivante e la terapia della luce.

Offre anche un ventaglio di psicoterapie possibili.

Nella terza parte invece offre alcune strategie di autogestione con modi pratici per mantenere il benessere personale, come comportarsi nei momenti di esordio della fase maniacale e depressiva, strategie per la gestione di idee e pensieri suicidari, come affrontare in modo efficace il proprio ambiente.

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